Adonis, ecco il mio nome

Una serata per Adonis

Al Teatro India di Roma l’11 aprile è andato in scena Adonis, ecco il mio nome. Cosimo Cinieri ha declamato quello che è il significato della poesia per l’autore siriano, ma anche il potere della parola . Le liriche quindi sono state “centralità”, con un accompagnamento musicale coinvolgente

Adonis, poeta e saggista siriano, è tuttora in attività. Si concentra sul progetto in cui crede: la creazione di un ponte ideale tra le due sponde del Mediterraneo, poiché pensa che il dialogo tra intellettuali occidentali e orientali possa costituire una società democratica. La sua intenzione come il suo approccio innovativo, rivolti a un dibattito politico-culturale e filosofico, li divulga con la poesia: far comunicare le civiltà convoglia l’attenzione verso una rinascita dela cultura araba; rileggendone  il patrimonio, dunque, si giungerà a un’apertura alla modernità.

Lo spazio immaginifico nel quale le letture di Cinieri di guidano, è di fatto denso di luoghi, suoni, rimandi e metafore. Contestualizzano città e territori: Damasco, Andalusia, New York, Beirut, Parigi e Napoli. Questi ultimi, cari al poeta, evidenziano le differenze culturali, ma soprattutto li inquadra perché Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Ascoltiamo una poesia contro forme politiche che, invece di esaltare la parola, l’ammutoliscono: il poeta, infatti, è convinto che il mondo necessita della poesia per esistere, in quanto espressione più alta del pensiero umano. La poesia è fatta di parola: quest’ultima ha il potere di creare bellezza. E in Occidente è diventata efficace (anche se, a volte, nel modo sbagliato), mentre in Oriente, esattamente nei Paesi Arabi, fa ancora paura.

Attraverso la poesia si cambia il modo di vedere le cose: la speranza è, infatti, quella di assistere all’avvicinamento tra Paesi. Questo è il viaggio che propone la performance, accompagnando il pubblico in mondi socialmente e culturalmente diversi. Il senso avvolgente dei testi ce lo fa comprendere. Allo stesso tempo lo sfondo politico e sociale fa spazio anche all’amore carnale e viscerale: quello di due corpi che si desiderano ardentemente come fossero “Terre” ancora inesplorate e sconosciute.

L’incastro di parola e musica sublima le emozioni. L’incanto sono le melodie che vertono tra il jazz, la musica araba e francese, per convogliare infine alla pizzica, un “sound” che sembra essere comune alle popolazioni che abitano il Mediterraneo. La musica, però, dà l’impressione di essere più coinvolgente: induce, infatti, a un ascolto assertivo.

Rispetto le precedenti performance, organizzate da Cinieri e Irma Immacolata Palazzo, questa vive di un carattere più sobrio e meno energico: la voce di Cinieri, infatti, scivola via con disinvoltura e morbidezza, riempiendo l’etere con timbri vocali – a tratti – più intensi. Purtroppo sia le assenti carambole di parole (alle quali siamo abituati), sia il ritmo meno cadenzato non giovano, ora, a favore dell’attore. La sua forza in ogni modo resta: ci restituisce la potenza della poesia civile, la quale smuove le menti e scuote gli animi di ognuno.

Annalisa Civitelli

Foto: Civitas Creativa AC

 

 

 

Teatro India

11 aprile 2017

Adonis, ecco il mio nome

per la voce di Cosimo Cinieri

drammaturgia e regia Irma Immacolata Palazzo 

musiche originali e arrangiamenti Roberto Bellatalla Fabio Caricchia

contrabbasso Roberto Bellatalla 

chitarra e canto Fabio Caricchia 

sax soprano e fiati Luciano Orologi 

batteria e percussioni Giovanni Lo Cascio 

 

 

 

 

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