La voce di chi muore d’amore
Una donna, la sua vita spezzata prematuramente da una mano spietata. Quando il silenzio uccide più delle parole e si muore per mano di un amore malato, vittime dell’indifferenza del mondo, solo il grido di dolore di chi sopravvive restituisce la vita e la voce a chi non c’è più
In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, il 28 novembre 2016 al Teatro Palladium di Roma si è tenuto lo spettacolo diretto da Rodolfo Martinelli Carraresi, Sui gradini del cielo, con la partecipazione di Isabel Russinova. Un evento patrocinato da Amnesty International, dall’Accademia di Santa Cecilia e dall’Università degli Studi “Roma Tre” nell’ambito della rassegna artistica e culturale dedicata a Sara Di Pietrantonio, la studentessa ventiduenne arsa viva dal fidanzato il 29 maggio scorso.
Aprono la serata il Magnifico Rettore dell’Ateneo romano Mario Panizza, l’Assessore per le Politiche Culturali e Beni Culturali del Municipio I, Cinzia Guido, e la Direttrice Artistica del Palladium, Francesca Cantù. Visibilmente emozionati, il loro tributo a Sara, iscritta alla facoltà di Economia, passa attraverso la cultura, la danza e la musica, perché grazie alla sensibilità insita nell’arte e alla catarsi scenica ci si possa immedesimare nell’altro, comprenderlo e salvarci, per costruire un futuro diverso e armonioso, privo di ogni istinto di sopraffazione.
L’apice della serata è il monologo scritto ed interpretato da Isabel Russinova. L’attrice, che conosceva bene Sara e da tempo è attiva in difesa dei diritti delle donne, è accompagnata al flauto traverso da Giulia Pedone. Le due si alternano in una performance toccante, delicata, dolorosa e malinconica che lascia il pubblico attonito e con gli occhi pieni di lacrime.
La Russinova interpreta i pensieri della madre di Sara, presente in sala insieme al marito, in un crescendo di emozioni nel ricordo della figlia, dall’infanzia fino alla sua morte; la Pedone, struggente con il traverso, intona brani di Dvorak, Smetana e Ravel in memoria del percorso di Conservatorio della giovane, rimasto incompiuto. Il testo è potente e dolce allo stesso tempo, espressione di tristezza mista ad infinita commozione. Il ricordo di chi non c’è più diventa presenza nella drammatica ricerca di giustizia, di un perché, di un errore fatale costato la vita al bene più prezioso al mondo.
Conclude l’evento il corpo di ballo Scarpette rosse, di cui Sara faceva parte, diretto dalla coreografa della Russinova, Marilù Felici. Agili e delicate, le danzatrici commosse dedicano alla compagna il loro commiato onorandola attraverso la danza, indossando sul bianco tutù un nastro rosso: rosso come l’amore, ma anche come il sangue versato dalla giovane e da ogni vittima di femminicidio.
Ogni giorno i media raccontano di donne che hanno subìto lo stesso destino di Sara: giovani, meno giovani, madri di famiglia, abusate per troppo tempo dall’uomo sbagliato. Perché? È una domanda destinata a non avere risposta? Quante altre Sara Di Pietrantonio dovranno morire per mano di un crudele carnefice?
L’indifferenza e il silenzio ci rendono complici del nostro stesso aguzzino. Solo quando l’uomo rifletterà consapevolmente sulla conseguenza delle sue azioni e deciderà di porvi fine per sempre, il nostro orizzonte risplenderà di nuova luce. Sarà quello il momento, allora, in cui capiremo che il sacrificio di Sara e di tutte le donne come lei non sarà stato vano: la loro presenza, concreta e viva, avrà dato un senso e una risposta definitiva al più grande dei disonori del genere umano.
Elena D’Elia
Foto: Sergio Battista
Teatro Palladium
Sui gradini del cielo
28 novembre
a Sara
di e con Isabel Russinova
regia Rodolfo Martinelli Carraresi
con Giulia Pedone – flauto – Accademia Santa Cecilia
corpo di ballo Scarpette Rosse
musica originale Antonio Nasca
con il Patrocinio di Amnesty International, Università Roma3, Accademia Tiberina
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