Quando noi fingiamo l’amore, creiamo l’amore
Un excursus nell’Italia politica degli ultimi 13 anni. Ricordi di momenti di vita e amorosi che si susseguono nel corso di due decenni di elezioni italiane. Roma, la Garbatella e toni poetici donano alla performance un sottofondo nostalgico.
Nella pièce Diario elettorale, scritta e interpretata da Mario Migliucci e prodotta da Terre vivaci, il tema è l’amore sognato e mai raggiunto. Lo scenario è quello del seggio elettorale, teatro delle consultazioni dal 1993 fino ai giorni nostri. Il protagonista, Mario, si presenta in scena con una scatola piena delle sue collezioni, tra cui quella dei suoi certificati elettorali: da qui lo spunto per far riemergere dai ricordi la sua epopea di scrutatore.
Uno spettacolo autobiografico, quindi, in cui Migliucci ha anche modo di ripercorrere in modo divertente e irriverente tutta la storia politica italiana degli ultimi vent’anni, dall’ascesa di Berlusconi fino all’avvento di Renzi, e tutte le battaglie referendarie.
Ma Diario elettorale è soprattutto la storia di un incontro: l’incontro di Mario con Donatella, avvenuto appunto presso un seggio elettorale di Roma. Mario è subito conquistato dalla sua collega di seggio, ma a causa della sua timidezza non riesce a palesare il suo interesse. La vedrà solo in un’altra occasione, ma anche questa volta rimarrà bloccato e non le parlerà. Da quel momento comincerà a cercarla, a sperare di incontrarla di nuovo ad un seggio, ma invano: non la vedrà mai più.
Questo però non gli impedisce di cominciare a scriverle, fino a tenere una specie di diario in cui in tutti gli anni successivi si rivolge a lei raccontandole il suo amore e le sue giornate.
Mario Migliucci riesce a tenere bene il palco, a strappare riflessioni e risate, offrendoci quindi un’esilarante ed originale prospettiva da cui guardare al meccanismo elettorale: la speranza di rincontrare la donna amata. Una speranza, però, destinata a non avverarsi: al giovane scrutatore non resterà che “soffrire l’assenza” della ragazza.
L’idea dell’autore risulta graziosa e alquanto particolare. Un appunto potrebbe essere fatto sulla sua recitazione, la quale, se fosse stata più cadenzata e sicura, avrebbe certamente donato allo spettacolo più brio e divertimento.
Malgrado ciò, la rappresentazione mantiene un buon ritmo, grazie anche all’ottimo e piacevole accompagnamento alla viola di Laura Benvenga – che interloquisce con l’attore, in tutto il corso del monologo, sia con lo strumento sia con la sua stessa voce – e all’inserimento di alcuni filmati inerenti a brani tratti da film o a video politici. Efficace ed espressivo anche il gioco luci a cura di Adalia Caroli.
Spettacolo godibile e divertente.
Francesco Rinaldi
Foto: Civitas Creativa AC
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