La favola di Collodi e le avventure del celeberrimo burattino vengono trasposte in un’ordinaria realtà simbolo ormai dell’appiattimento verbale e della messa in discussione dei rapporti genitoriali. Sul palco i personaggi vengono totalmente stravolti delineando comportamenti omologati
Al Roma Fringe Festival 2017 Pinocchio viene ribaltato in “OcchioPin”. La famosa fiaba capace di incantare tutti i bambini riesce, in qualche modo, ad essere reinterpretata ed attualizzata.
L’opera, per la regia e la drammaturgia di Laura Nardinocchi, seppure di difficile comprensione, dimostra di scatenare riflessioni che trovano diverse chiavi di lettura.
Laddove Collodi, ricordiamo, nella favola oltre a far muovere il burattino, riesce a fargli vivere differenti situazioni, nonché trasformarlo in un bambino umano, in “OcchioPin”, invece, la visione viene appunto capovolta, trovando un senso di liberazione. In una città di provincia non definita si racconta la vicenda di Pinocchio, interpretato da un versatile Leonardo Bianchi, il quale vive con il padre Geppetto, Livio Berardi.
Collodi, attraverso le sue parole, evidenzia, in effetti, il sapersela cavare nelle difficoltà come saperne uscire, non cadere in trappola e non rimanere pigri ed inermi di fronte la propria vita. E lì la simbologia diventa protagonista.
Nella trasposizione, ogni mattina il nostro personaggio si alza, si lava il viso, svolge attività giornaliere, come i suoi compagni di viaggio Ottavia Della Porta e Francesco Sannicandro, per poi riaddormentarsi di nuovo. Gesti che, meccanicamente, vengono ripetuti più volte.
Quello che si percepisce di primo impatto è l’andamento omologato di movenze che tutti compiamo quotdianamente. Le azioni si trasformano lungo il corso della narrazione per slegarsi piano piano, definendo così i giochi da ragazzi che Pinocchio fa con i compagni di scuola nella sua cittadina, oppure quando cerca di parlare con il genitore o addirittura quando cerca di ribellarsi di fronte la società, proponendoci un ballo liberatorio.
Pinocchio insiste. Non molla. Combatte per sé stesso non vìola la sua personalità, per essere vero, non essere uguale agli altri ed essere diverso, ponendosi inoltre molti “perché”.
Gli interpreti si muovono all’interno di una scenografia composta di quattro sedie con su delle lucine, le quali rappresentano i letti; dei pallet serviranno all’occorrenza; mentre il podio viene adoperato dalla Fata (Ottavia Della Porta) che, al contrario di essere gentile e fare incantesimi, ordina, indicando di consegunza una dittatura subordinata, alla quale si è costretti ad ubbidire: vale a dire essere addomesticati.
Buono il lavoro sul corpo che tutti gli attori mostrano con professionalità. Bravissimo Bianchi nei panni di Pinocchio, il quale si dimena in movimenti assai particolari e vicini all’essere “burattino di legno” in sé, valorizzando il lavoro svolto che sicuramente va visto.
La musica dal vivo sul palco eseguita dal bassista Francesco Gentile è particolare e accompagna le gestualità; a volte è intervallata da sonorità provocate come lo sbattere il cappello sul palco o degli schiaffi generati.
Si vive dunque il rifiuto, la disubbedienza, la non accettazione del diverso, sentimenti che portano inevitabilmente al suicidio del singolo e al cinismo della collettività. Argomenti, questi, che ormai sono entrati nelle nostre vite con persistenza e molta prepotenza.
Annalisa Civitelli
Foto: Civitas Creativa
Roma Fringe Festival 2017 – Villa Mercede
Palco C, 30 agosto e 1 settembre ore 19:30, 31 agosto ore 22:30
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OcchiPin
regia e drammaturgia Laura Nardinocchi
con Leonardo Bianchi, Livio Berardi, Ottavia Della Porta e Francesco Sannicandro
Personaggi
Pinocchio Leonardo Bianchi
Geppetto Livio Berardi
Fata Ottavia Della Porta
Coscienza Francesco Sannicandro
musiche composte ed eseguite dal vivo Francesco Gentile (bassista)
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