Visioni d’autore tra sogno e utopia
L’arte e la poesia come unica via di sublimazione per l’individuo alle soglie di una nuova alba. Le speranze e le illusioni di giovani artisti del panorama romano si stagliano sullo sfondo di una Roma sognatrice e disillusa, inerme narratrice del tempo che scorre
Il Teatro Antigone ha ospitato, dal 25 al 27 novembre, lo spettacolo Il dolce rumore della vita, da un’idea di Marco Sicari, scritto e diretto da Antonella Bernabei. Ambientato nella Roma degli anni Sessanta e Settanta, è un tributo alle correnti poetico-pittoriche che hanno segnato un netto cambio di passo nel panorama artistico romano, utilizzando l’arte come elemento di rottura e di contestazione verso la mentalità dominante della media borghesia.
Tre giovani artisti (Massi Casciana, Davide De Angelis, Marco Sicari), come altri loro coevi, sono i fautori di una nuova corrente di pensiero, che vede l’arte e la poesia come estranee ad ogni committenza, autonome ed indipendenti. Ogni giorno, presso un noto bar della capitale, alimentano il loro fermento creativo tra confronti e discussioni sul reale valore dell’arte e dell’oggetto artistico in quanto tale.
Il barista Settimio (Mario Ive) li ascolta quotidianamente, tra un bicchiere e l’altro; a fargli compagnia, Roma (Antonella Bernabei), la città eterna dalle sembianze femminili, che dialoga con lui tra il serio e il faceto cercando di spiegare e di fargli comprendere gli ardori dei tre giovani e le loro ambizioni. Entrambi assistono impotenti alla loro parabola, dai primi successi fino all’inevitabile declino.
La compagnia, composta da giovani attori emergenti, affronta il tema con precisione e coerenza filologica. Il testo, con i suoi riferimenti storici, artistici e letterari, e le musiche di scena sono ben interconnesse, disegnando lo sfondo ideale su cui si stagliano le vicende dei tre protagonisti. L’atmosfera è ancor più accogliente grazie agli arredi, che suddividono lo spazio scenico con il bar da una parte (due poltroncine e un tavolino) e lo studio di uno degli artisti dall’altra (tele, pennelli e attrezzi per dipingere).
Spiccano inoltre alcuni monologhi, intensi e drammatici, in cui Massi Casciana, Davide De Angelis e Marco Sicari danno prova di passione e compenetrazione in ciascun personaggio interpretato. Mario Ive è quanto mai ideale nel suo ruolo di barista romano, grazie all’uso del dialetto e di un intercalare che lo rendono un ottimo esemplare della romanità più verace e autentica, mentre la Bernabei è una Roma disillusa ma sempre innamorata della vita che le scorre intorno.
Il dolce rumore della vita si focalizza sul valore del pensiero di un artista, voce fuori dal coro che osserva e fa osservare la vita con altri occhi. Un richiamo quasi platonico al cosiddetto mondo delle idee, dove ogni elemento del reale è un simulacro illusorio di un’essenza vera, spesso ineffabile, che nel tempo l’arte e la letteratura hanno cercato di rivelare all’uomo.
Uno spettacolo che merita attenzione, per la semplicità e l’efficacia del messaggio contenuto. Tutt’oggi, nella frenesia della nostra vita, fatta d’illusioni, falsi miti e messaggi ingannevoli, l’arte ci aiuta a trovare un ancoraggio contro un vuoto sociale e collettivo: una risposta contro il pensiero dominante che trova senso nella purezza di un tratto, di un colore, di un verso, di una poesia.
Elena D’Elia
Foto: Sergio Battista
Teatro Antigone
dal 25 al 27 novembre
Il dolce rumore della vita
da un’idea di Marco Sicari
testo e regia Antonella Bernabei
con Davide De Angelis, Marco Sicari, Mario Ive, Massi Casciana e Antonella Bernabei
Quest’ opera di
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