Quando il lavoro diventa mortale
Molto più di uno spettacolo teatrale: una performance anticonvenzionale che rende giustizia e dignità alla vita dei dipendenti di France Télécom, istigati al suicidio per molestie morali e mobbing. Un testo forte, un pugno nello stomaco: la verità rivelata alla gente comune, tra falsità e retroscena oscuri
In scena dal 25 novembre al 18 dicembre, per quattro weekend consecutivi, La moda dei suicidi è un evento imperdibile e di grande impatto grazie all’encomiabile lavoro di Linda Di Pietro e Marco Avarello. Un lavoro a quattro mani, tra testo e regia, per la realizzazione di un prodotto inimitabile, unico nel suo genere, che travalica il concetto stesso di teatro per rivelare al pubblico gli intrighi e le ambiguità di una vicenda oscura come quella di France Télécom.
Tra il 2008 e il 2010, 58 dipendenti della compagnia telefonica francese si suicidarono a seguito di una politica di riassetto aziendale, volutamente architettata affinchè i trasferimenti e i licenziamenti diventassero un congedo volontario dal posto di lavoro.
I tagli al personale furono più di 30.000. Le pressioni psicologiche e le politiche di demansionamento attuati dall’allora presidente Didier Lombard, in seguito classificate dagli inquirenti come molestie morali e mobbing, causarono uno stress da lavoro che portò rapidamente i dipendenti alla depressione e alla perdita di fiducia in se stessi, fino a condurli al suicidio.
Il primo punto di forza dello spettacolo è sicuramente la location, rivelata allo spettatore solo al momento della prenotazione. Nel nostro caso, la sede prescelta sono gli uffici di un’azienda romana che fornisce servizi di creazione e organizzazione del lavoro, sensibile e interessata al tema. In un misto tra finzione e realtà, lo spettatore entra direttamente a contatto con i protagonisti, respira la loro vita, vive le stesse sensazioni, emozioni, angosce e paure.
I primi minuti di performance sono itineranti: accolti dalla receptionist Alessandra (Valentina Daneo) e condotti nei corridoi da Luca (Piergiorgio Petrilli), entriamo, a seconda del percorso, in due degli uffici dell’azienda, per assistere alle rispettive messinscena. Ascoltiamo così la storia di Stefania (Marta Nuti), cambiatasi d’abito tre volte prima di lanciarsi nel vuoto, ma anche di Elena (Tiziana Scrocca), archivista, e di Alfredo (Marius Bizău), capo delle risorse umane, ironicamente destinati a morire insieme.
La qualità del cast è altissima, le musiche sono poche ma perfette, la regia impeccabile: il risultato è una pièce unica ed irripetibile, nella quale si è immersi per l’intera durata, partecipando con cuore, mente e spirito alle vicende umane di persone rese ormai invisibili e inutili dalle logiche spietate di chi pensa di poter disporre delle vite altrui a scapito della loro dignità. Il toccante commiato di tutti i personaggi, al termine dei loro monologhi, nella hall dell’azienda suscita nello spettatore sentimenti di affetto, di compassione e di pietas, nonché il desiderio di assistere ai monologhi mancanti.
La moda dei suicidi è una performance potente e anticonvenzionale, un tributo necessario, che rende giustizia alla vita di dipendenti onesti, istigati da persone senza scrupoli a considerare l’estremo gesto quale unica via di fuga da una realtà alienante. Un capolavoro frutto di grande professionalità ed umiltà, qualità indispensabili per dar voce ad un’umanità disperata, che mai si arrende, alla continua ricerca della verità.
Elena D’Elia
Foto: Sergio Battista
La moda dei suicidi
di Marco Avarello
regia Linda Di Pietro
con Valentina Daneo, Piergiorgio Petrilli, Marta Nuti, Tiziana Scrocca e Marius Bizău
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