Storia di un desiderio
Strutturarsi, destrutturarsi e ricostruirsi. Una lotta difficile ma non impossibile. Perché in fondo siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni, nel raccontare l’invisibile che diventa visibile anche attraverso l’uso di dialoghi in parte surreali
In scena dal 13 al 16 ottobre al Teatro Elettra di Roma, debutta Lei, opera prima di Francesca Cipriani, interpretata da Valentina Bernardini, Ivano Conte e Teodora Mammoliti. Un testo interessante e dinamico che nasce dall’esigenza di raccontare una storia individuale e al contempo universale, nella quale riconoscersi e riflettere su se stessi e sul senso della propria esistenza.
Lei (Valentina Bernardini), giovane e ingenua, si trova alla stazione e va alla ricerca del binario giusto per prendere il treno. Lui (Ivano Conte), ostinatamente, non fa altro che ripeterle che quel treno che Lei aspetta non esiste, perché non esiste nulla di quello che Lei immagina. L’altra (Teodora Mammoliti), discreta e silenziosa, veglia sulla giovane cercando di difenderla dai progressivi tentativi di annullamento e di negazione attuati dal Lui – spazzino, che renderanno Lei sempre più fredda, rigida, assente da sé stessa e dal mondo.
Lei resta apparentemente senza vita, privata pezzo per pezzo della sua identità. Lui la possiede, ne governa azioni e pensieri, la fa cadere nel vuoto. L’altra soffre per Lei ma rifiuta con sempre maggior forza che il dubbio prenda il sopravvento, e da spettatore inerme diventa quell’alter ego necessario a Lei per ritrovare la propria identità messa a tacere dalla paura.
Scenografia e dialoghi rendono efficacemente il senso d’introspezione di questa pièce. Le luci soffuse fanno da contraltare a un allestimento che si arricchisce in divenire con l’introduzione di elementi legati all’infanzia (un cavalluccio a dondolo, dei giocattoli, il castello delle favole). I costumi, curati dalla Cipriani così come la scenografia, evidenziano efficacemente il contrasto tra Lei, vestita di bianco, e gli altri due attori in total black. Nessuna musica, infine. Solo effetti sonori (ticchettio di orologio, battito del cuore) a cura del protagonista, Ivano Conte.
Il punto di forza del testo sta nel raccontare l’invisibile che diventa visibile anche attraverso l’uso di dialoghi in parte surreali, un po’ come quelli tra Alice e il Cappellaio Matto (molto efficace l’interazione tra Ivano Conte e Valentina Bernardini). La svolta risiede nel paradosso cui si giunge al termine dello spettacolo, quando quel cuore che non percepivamo più fa ancora sentire il suo flebile battito, pregandoci quasi ossessivamente di ascoltarlo (bravissima la Mammoliti nel suo monologo): è lì, allora, che l’assenza diventa di nuovo presenza, il vuoto torna a essere pieno, le ferite guariscono.
Lei è uno spettacolo che, per com’è concepito, potrebbe intitolarsi Noi. Noi, che nell’età più critica lasciamo che gli altri ci annichiliscano e ci privino dei nostri sogni, della nostra essenza più profonda, costringendoci ad una lotta senza sosta tra la ragione e il sentimento, tra il combattimento e la resa, tra la razionalità che fa da scudo al dolore e il coraggio di andare oltre le apparenze.
Tuttavia, è solo quando ci arrendiamo che improvvisamente appare chiaro il senso della vita: proprio quando, a dispetto di tutto e tutti, chi non ci ha mai dimenticato ci raccoglie, dissolvendo il dubbio e sconfiggendo le tenebre del silenzio, e con amore restituisce voce e presenza ai nostri sogni.
Elena D’Elia
Foto: Sergio Battista
Teatro Elettra
Lei
dal 13 al 16 ottobre
regia di Francesca Cipriani
con Valentina Bernardini, Ivano Conte e Teodora Mammoliti
Quest’ opera di
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