Il teatro Euclide di Roma ospita per due serate “Candidu ovvero Morte dell’Ottimismo”, un testo scritto da Vania Castelfranchi con il gruppo Ygramul. Tra figure retoriche, costumi splendidi e dialoghi complicatissimi, lo spettacolo non fa presa e soprattutto è palesemente fuori luogo su un palcoscenico
Voltaire scrisse “Candido” nel 1759 come reazione al catastrofico terremoto di Lisbona di quattro anni prima, ed il breve poemetto divenne un’esaltazione dell’ottimismo, seppur non sfacciata, nascondendosi tra la satira e la parodia dei romanzi di avventura.
Da questa premessa Vania Castelfranchi elabora un testo difficilissimo: il suo “Candidu ovvero Morte dell’Ottimismo” è un lavoro a metà tra il teatro di ricerca e la biomeccanica nel quale si racconta come alla morte di Candidu muoia anche l’ottimismo, e come tre personaggi singolari vadano alla ricerca della tomba dello stesso Candidu per sconfiggere il pessimismo.
Castelfranchi ci fa sapere come tutto questo suo lavoro nasca da un’esperienza in Brasile a contatto con popolazioni indigene che, per genuinità, bontà d’animo ed ottimismo ricordano proprio Candido. Il paragone tuttavia diventa probabilmente azzardato e tutto il contesto teatrale non si assimila bene a questo concetto.
La messinscena è teatralmente molto, troppo allegorica: il problema principale è che lo spettacolo manca completamente di ritmo e per quanto gli attori siano tutti bravissimi, la regia li appiattisce su tempi insopportabilmente lenti, spesso noiosi, peggiorati da un’illuminazione cupa e silenzi infiniti.
È necessario riconoscere un lavoro eccezionale in merito ai costumi e alle scenografie che di fatto rendono lo spettacolo esteticamente bellissimo. Tutto questo però non fa che sottolineare ancor di più l’eccessiva singolarità della drammaturgia che, appunto, si adatta malissimo ad una architettura teatrale convenzionale, che si trasforma in un contenuto complesso annullato dalla forma e che senza dubbio sarebbe molto più idonea messa in scena in altri luoghi: primo fra tutti la strada.
Come già detto, gli interpreti sono tuttavia eccellenti: Valentina Conti, Valentina Greco e Gabriele Tacchi, tutti e tre reduci da una splendida rappresentazione con lo stile della commedia dell’arte del “Cyrano de Bergerac” (diretta da Tacchi stesso), sono pieni di talento ed energia e dimostrano ancora una volta tutta la loro versatilità e bravura anche a fronte di un testo che spesso li mette in difficoltà e che persino, a volte, rischia di limitarne le capacità.
Gli attori riescono comunque ad interpretare una moltitudine di personaggi in maniera impeccabile, incuranti delle numerose necessità tecniche da gestire sul palco e riuscendo dunque a fare un’ottima figura almeno per quanto riguarda la recitazione.
Gabriele Amoroso
Teatro Euclide
8 e 9 giugno
Candidu ovvero Morte dell’Ottimismo
liberamente ispirato al “Candido” di Voltaire
spettacolo di ricerca EsoTeatro del Gruppo Ygramul
regia Vania Castelfranchi
con Valentina Conti, Valentina Greco e Gabriele Tacchi
drammaturgia Vania Castelfranchi e Gruppo Ygramul
scene e oggetti Domenico Latronico con assistenza di Mirco Orciatici
costumi Cunegonda La Piccola Costumeria
ridisegnati ed elaborati da Valentina Gualandri e Serena Facchiano
musiche originali create e rimontate da Vania Castelfranchi
animazioni video Ivo Cotani
disegno Luci Mirco Orciatici
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